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Febbraio 28, 2021

Perché gli italiani non parlano bene Inglese?

Nell’ultimo rapporto stilato dalla società internazionale leader nell’insegnamento dell’inglese, Education First, è emerso che l’Italia si posiziona al 30esimo posto nella classifica dei 100 Paesi dove l’inglese non è la lingua ufficiale, a pari merito con la Malaysia e ben al di sotto dei Paesi Nordeuropei; Olanda, Danimarca, Finlandia e Svezia dominano la classifica, mentre Arabia Saudita, Oman, Iraq e Tajikistan sono fanalino di coda.

Sebbene l’Italia abbia ottenuto risultati più soddisfacenti rispetto al 2019, in cui in 36esima posizione era ultima tra i Paesi dell’UE, insieme alla Spagna, si è rivelata l’unica con una padronanza dell’inglese discreta rispetto all’elevata o ottima padronanza degli altri Paesi europei.

Un livello discreto di conoscenza dell’inglese significa essere in grado di affrontare conversazioni brevi, partecipare a riunioni e scrivere mail professionali su tematiche note, ma non necessariamente saper leggere un quotidiano, capire programmi televisivi, fare da relatore ad incontri professionali o comunicare riguardo a qualsiasi tematica e in qualsiasi situazione.

La conoscenza scolastica dell’inglese.

I dati emersi si dimostrano particolarmente rilevanti, soprattutto considerato l’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Italia che potrebbe dipendere anche dalla conoscenza scolastica dell’inglese per gran parte della popolazione. Inoltre, è possibile notare una forte discrepanza tra città basate sul turismo, in cui si rileva un buon livello di inglese nei parlanti, e paesi più sperduti dove le competenze linguistiche risultano essere molto più scarse. Sorge allora spontaneo chiedersi perché: da cosa dipende la scarsa conoscenza dell’inglese di molti italiani?

Sistema scolastico dei Paesi del Nord Europa.

Facendo un paragone con il sistema scolastico dei Paesi del Nord Europa, si nota immediatamente che i programmi e libri di testo di lingua inglese, dalla scuola primaria alla secondaria, si soffermano principalmente sull’acquisizione di nozioni teoriche e riguardanti prettamente la grammatica, più che sull’utilizzo della lingua come strumento di conversazione. In altre parole, quanti di noi ricordano di aver studiato ripetutamente le regole della “forma in –ing” o di aver imparato a memoria centinaia di paradigmi per utilizzare il past simple? Quanti si sono ritrovati a svolgere esercizi per casa che consistevano nel riempimento di frasi ad-hoc con il verbo giusto? E a quanti è capitato di dover studiare letteratura in inglese, su testi molto complessi, semplicemente imparandoli a memoria o utilizzando Google Translate per capirli?  Se avete frequentato la scuola italiana, sarà sicuramente successo anche a voi! Questo metodo di insegnamento basato sull’acquisizione di nozioni teoriche viene applicato a tutte le materie scolastiche, ma si è rivelato essere particolarmente inefficace se non addirittura controproducente nell’insegnamento delle lingue straniere.

Concorsi per insegnanti di inglese.

Altro tasto dolente sono i concorsi con cui vengono assunti gli insegnanti di inglese: prove di letteratura, metodologia didattica e legislazione scolastica, tutte tematiche che nulla hanno a che fare con la padronanza dell’inglese! Motivo per il quale spesso sono gli insegnanti stessi a non essere preparati a trasmettere un apprendimento basato sulla pratica, sulla conversazione, l’ascolto e la pronuncia. Ovviamente esistono moltissimi docenti di inglese altamente qualificati che ogni giorno insegnano l’inglese con passione e basandosi su un approccio più pratico ma, considerando che il sistema di assunzioni, i programmi, i manuali e il sistema di valutazione virano verso tutt’altra direzione, diventa difficile discostarsi dal metodo di apprendimento delle lingue straniere che da anni viene promosso dal nostro Paese.

Inglese per dislessici

Un punto da non trascurare sono le enormi difficoltà che riscontrano gli studenti con bisogni educativi speciali (dislessia, discalculia, iperattività, ecc.) nell’apprendimento di una lingua straniera mediante metodi prettamente teorici e standardizzati. In questo caso sarebbe opportuno proporre attività personalizzate per evitare disuguaglianze, ma non sempre è possibile.

Il risultato è che gran parte degli studenti italiani, una volta usciti dalle superiori, si ritrova ad aver imparato molte regole di grammatica e ad aver letto e tradotto Charles Dickens e Oscar Wilde, ma ad essere totalmente incapace di applicare quelle strutture grammaticali nella vita di tutti i giorni o di farsi capire all’estero, peggio se per motivi di lavoro e quindi per call, meeting, colloqui di lavoro o simili.

Il sistema scolastico italiano ha sicuramente rappresentato finora l’ostacolo principale ad una buona padronanza dell’inglese, ma non è l’unica ragione.

È importante riconoscere che mentre i Romani sono giunti fino in Inghilterra, contaminandone anche la lingua che è ricca di termini che derivano dal latino, l’Italia non è mai stata colonizzata dalla Gran Bretagna! Inoltre, l’italiano è una lingua romanza, ossia di derivazione latina, mentre l’inglese appartiene al ceppo germanico. Questi motivi storici e geografici determinano strutture semantiche e sintattiche (lessico e struttura della frase) completamente diverse e non fanno altro che acuire la difficoltà per i parlanti italiani di acquisire determinate strutture o far propria la pronuncia corretta delle parole.

Corso di inglese individuale per dislessici (BES, disturbi dell’apprendimento)

Italiano medio all’estero.

Sempre a livello culturale, va sottolineato che l’italiano medio all’estero “si fa capire”. A differenza di altri, noi italiani tendiamo a gesticolare molto e il linguaggio non verbale ci è spesso di aiuto quando andiamo in vacanza all’estero e non conosciamo la lingua. In quanto lingua internazionale di riferimento, potremmo usare l’inglese ma, un po’ per timidezza un po’ perché animati dal “tanto mi faccio capire”, spesso preferiamo parlare con le mani o alzare il tono di voce. Questa “attitudine culturale” ha contribuito a rafforzare il famoso blocco che tanti di noi avvertono quando devono parlare inglese davanti ad anglofoni.

Molti ritengono che tra i motivi per cui gli italiani non parlano bene l’inglese ci sia il doppiaggio, di cui l’Italia è esperta e appassionata. Probabilmente guardare un film in lingua originale con i sottotitoli può aiutare ad abituare l’orecchio a determinati suoni o ad imparare alcune parole, ma solo per chi possiede già un livello di inglese molto avanzato. Se volessi imparare il russo, con una scarsa conoscenza della lingua, di certo non lo imparerei guardando dei film non doppiati. Inoltre, tenuto conto delle innumerevoli piattaforme attualmente disponibili per guardare contenuti in lingua originale (Netflix, Amazon Prime, Disney +, Sky, ecc.), se la scarsa conoscenza dell’inglese in Italia fosse davvero riconducibile al doppiaggio, oggi parleremmo e comprenderemmo tutti perfettamente l’inglese! 

Perchè gli Italiani si classificano tra gli ultimi posti in termini di padronanza dell’inglese? Conclusioni.

In conclusione, il motivo principale per cui gli italiani si classificano tra gli ultimi Paesi in Europa in termini di padronanza dell’inglese è prevalentemente riconducibile al sistema scolastico italiano basato su un approccio troppo teorico che non presta attenzione ai Bisogni Educativi Speciali e spesso con docenti non sufficientemente preparati, perché assunti con concorsi volti a valutare solo conoscenze teoriche. L’essere una lingua romanza con un ceppo diverso da quello dell’inglese e il non essere mai stati conquistati dalla Gran Bretagna in passato rappresenta la ragione per cui esistono differenze sostanziali tra la nostra lingua e l’inglese e dunque difficoltà non trascurabili nell’acquisirne le strutture sintattiche, semantiche e fonetiche.

Se la soluzione fosse un metodo di apprendimento diverso? Un metodo di apprendimento dell’inglese basato su un approccio pratico e su tecniche tratte dal mondo degli interpreti e traduttori? Imparare l’inglese può essere più semplice con la memorizzazione, l’ascolto focalizzato, lo shadowing e tante altre.

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